“Orecchie a Sventola”: otoplastica con Earfold, poco più di un piercing, molto più di un piercing
Se descrivessimo il problema dei pazienti portatori di orecchie “a sventola” come un dramma psicologico, sono certo che non mancherebbero coloro i quali cercherebbero di minimizzare con espressioni quali “ma quelle orecchie sono simpatiche così”, “sono caratterizzanti”, “senza quelle orecchie non saresti più lo stesso”, “bisogna accettarsi come si é”.
Sarebbe invece utile stare ad ascoltare queste persone, col cuore aperto ed empatico, per scoprire quanto poco si sentano accolte in questo loro stato cronico di sofferenza e quanto tale condizione sia drammaticamente e quasi sempre vissuta come un handicap.
Il range va da donne che nascondono le orecchie sotto la folta chioma e che spesso raccontano di non averle mai mostrate a nessuno e di evitare di bagnare i capelli al mare per paura che spuntino improvvisamente a bella vista, a uomini che non fanno altro che guardarsi le orecchie e guardare ossessivamente le orecchie degli altri, per non parlare dei bambini che già dai 5-6 anni iniziano a percepire il difetto.
Badate bene, le orecchie sono tra le parti del corpo in genere meno notate in situazioni di “normalità” e quanto più l’età avanza, tanto più questi aspetti ossessivi aumentano.
Non é un caso che soggetti adulti che hanno avuto o ancora sono portatori di questo “problema” fisico e psicologico, portino tempestivamente a visita i figli che sfortunatamente abbiano ereditato il medesimo problema, in quanto già in tenera età sono registrati scherni da parte di compagnetti di scuola o atti di bullismo veri e propri: i loro genitori non vogliono che essi patiscano le stesse pene!
É esattamente in questo contesto che la Chirurgia Estetica, ancora una volta, agisce come una vera e propria Psicochirurgia, essendo in grado di lenire o cancellare gli effetti psicologici legati ad un problema di conformazione fisica, nella fattispecie, di malformazione del padiglione auricolare.
Accanto all’intervento classico di Otoplastica, con le sue tante varianti di tecnica chirurgica, si é negli ultimi anni imposto come alternativa l’utilizzo di un piccolo dispositivo elastico che, inserito sottopelle tramite una piccola incisione cutanea, é in grado di restituire all’orecchio una forma più naturale, in quei casi in cui il difetto é dovuto all’assenza o alla presenza minima di quella piega cartilaginea auricolare che si chiama “antelice”.
Tale dispositivo si chiama Earfold ed è costituito da una placca in lega metallica, il Nitinolo, titanio + nickel, sino ad oggi utilizzato in medicina negli stent coronarici, placcato in oro a 24 carati.
Non neghiamo che inizialmente l’idea di dover inserire un piccolo impianto sottocute non ci convinceva assai, ma oggi il nostro parere é completamente cambiato, per ragioni sia culturali, che di praticità e miniinvasivitá, le quali motivazioni andiamo ora ad illustrarvi.
Da un punto di vista culturale la nostra prima considerazione si é rivolta alla comparazione con l’uso completamente sdoganato, oseremmo dire smodato, di tutto ciò che possa abbellire l’orecchio mediante integrazione, come orecchini, piercing, dermal piercing, espansori.
Diremmo di più, i portatori di “orecchie a sventola” spessissimo hanno tendenza a compensare il difetto mediante “abbellimento” con i suddetti dispositivi.
Pertanto ci siamo chiesti, se culturalmente sono accettati dispositivi ben più aggressivi (vedansi gli espansori), il cui impianto peraltro avviene in ambienti certamente privi della medesima certificazione igienico-sanitaria, non trattandosi infatti di ambienti sanitari, perché non dovremmo accettare noi questo genere di impianti?
A seguito di queste riflessioni, qualche anno fa abbiamo iniziato ad utilizzare l’earfold come alternativa alla certamente più invasiva (anche se a volte indispensabile, anche parzialmente) otoplastica classica.
E ci siamo appassionati a questo dispositivo che, peraltro, come é inserito in 5 minuti, a fronte di eventuali problemi, può essere estratto nel medesimo tempo per poi essere spesso reimpiantato successivamente, esattamente come un piercing e mediante una minima anestesia locale.
Vi spieghiamo allora qualcosa in più su questo innovativo dispositivo.
L’earfold, una placca, elastica ed a forma di “U” (vedi foto precedente) , é montato su un introduttore che la mantiene in forma “piatta”.
Una volta inserita sottocute nell’esatto punto di posizionamento cartilagineo, l’introduttore consente la liberazione ed il conseguente ritorno elastico del dispositivo, col ripristino della sua forma originaria. A questo punto, tramite dei dentini che si aggrappano alla cartilagine, quest’ultima si ripiegherà assecondando il movimento di ritorno elastico del dispositivo. Talvolta il dispositivo può essere lievemente visibile e/o palpabile, ma in genere questo non ingenera problematiche o fastidi particolari. Il dispositivo non deve essere utilizzato nei soggetti allergici al Nickel ed è fatto di una lega metallica tale che il produttore Allergan garantisce che non vi siano problemi legati all’esecuzione di un’eventuale Risonanza Magnetica (fino al Tesla 2) o di rilevabilità durante i controlli di sicurezza aeroportuali.
Come é impiantato il dispositivo Earfold?
L’Intervento è eseguito previa simulazione preoperatoria (primo step) eseguita mediante il dispositivo esterno PreFold , che aiuterà il paziente ed il Chirurgo a concordare l’esatta altezza di posizionamento del dispositivo Earfold.
Una volta stabilita l’altezza, il chirurgo provvederà a disegnare sulla cute l’area dove andrà a posizionare esattamente il dispositivo (secondo step), nonché il sito di incisione cutanea attraverso cui esso sarà inserito. Tutto questo procedimento, compreso il sito di accesso, sarà eseguito sulla faccia anteriore dell’orecchio e l’Intervento sarà eseguito in anestesia locale.
Così come qualsiasi intervento chirurgico, ma questo vale anche ed a maggior ragione per l’impianto di un semplice piercing che attraversi cute e cartilagine, l’earfold non é scevro da rischi, che vanno sempre discussi col chirurgo.